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Alcuni capolavori dell’arte, o presunti tali, sono diventati icone e come tali, inevitabilmente utilizzate come logo pubblicitario e riprodotte da artisti in forme che vorrebbero essere provocatorie mentre spesso sono solo squallide. Ernst Cassirer sosteneva che l’uomo è un animale simbolico, ha bisogno di simboli nei quali identificarsi, dai quali trarre conforto e ispirazione. Il pensiero corre alle immagini sacre, le reliquie, le varie forme in cui la religione viene rappresentata, attraverso secoli di contrasti teologici sulla iconoclastia. Anche l’arte ha seguito un percorso che è arduo definire progresso. Dalla semplice creazione di immagini, la mimesi madre di tutte le muse, è andata appesantendosi, per così dire, in ragione di rivolgimenti e interpretazioni non certo adamantine. Le immagine degli artisti diventano icone quando colpiscono il cosiddetto immaginario collettivo. In altri casi perché abilmente proposte come logo rappresentativo. Quasi sempre sono critici e storici dell’arte a portare alla ribalta determinate opere a loro avviso particolarmente significative. Molti artisti, afflitti da carenza da creativa, utilizzano capolavori del passato per riprodurre opere sotto la voce “citazione” . Capita che l’opera sia realizzata con intento politico. “Il Quarto Stato” di Pelizza da Volpedo nasce da motivazioni sociali che la rendono adatta a costituire un simbolo. Così l’opera di Eugéne Delacroix “ La libertà che guida il popolo”. Spesso il simbolismo ha ragioni più banali, per esempio il successo mondano, ovvero l’abile promozione pubblicitaria. Le opere di Warhol che hanno per oggetto Marilyn Monroe sono operazioni parassitarie. L’artista si serve di un’icona del cinema e la trasforma in opera amplificandone il mito e l’alone mondano del personaggio. Le masse quasi sempre etero dirette, non hanno spiccato senso critico. Per il resto chi osserva le opere qui esposte, può formarsi la propria opinione, tentando d’individuare le ragioni per le quali “ I Girasoli” di Vincent van Gogh, “L’urlo” di Edvard Munch”, possono assumere il ruolo di simboli. Dell’ Urlo è stato detto che esprime l’angoscia e disperazione dell’essere umano. Certo non pare un’immagine così rappresentativa dell’angoscia della modernità che si andava profilando già all’epoca in cui l’opera fu realizzata. La conoscenza spesso percorre sentieri impervi che non sembrano portare alle mete volute. Le masse scelgono “simboli” che sono loro congeniali, o quanto meno accessibili.
Il Discobolo di Mirone  ca.480 -440 a.c.
Il Discobolo di Mirone ca.480 -440 a.c.
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